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Vitamina K: i fattori della coagulazione
- martedì 27 agosto 2013
La vitamina K raggruppa diverse sostanze che derivano dal menadione (vitamina k3) e che partecipano all'attivazione di certi fattori della coagulazione. Esistono due forme naturali che differiscono per la catena laterale: il fillochinone (vitamina K1) ed i menachinoni (vitamina K2).
Esistono 2 fonti naturali di vitamina K: gli alimenti ed i batteri della flora intestinale. Le verdure verdi contengono fillochinone ed i prodotti animali una miscela di fillochinoni ed i menachinoni.
I batteri della flora intestinale sintetizzano dei menanchioni.
Il menandione non fa parte delle fonti naturali, ma è un derivato di sintesi. Per entrambe le forme l'assorbimento avviene a livello dell'intestino e gli organi più ricchi sono il fegato, i surreni, i polmoni, il midollo osseo, i reni ed i gangli nervosi. Tuttavia però il contenuto dell'organismo è molto basso (da 50 a 100 microgrammi) 3 le riserve sono sufficienti per 8 giorni.
La vitamina K viene eliminata con le feci sottoforma di metaboliti.
FUNZIONI
La vitamina K è il cofattore di una carbossilasi microsomiale per cui partecipa a tutte le funzioni e a tutto il metabolismo di questo enzima e dei suoi sub-strati.
Le carbossilasi vitamina K-dipendenti sono principalmente presenti nel fegato ma si trovano anche a livello del polmone, della milza, del rene, dell'osso, della placenta e della pelle.
Si conoscono tantissime proteine il cui metabolismo richiede una gamma-carbossilazione degli acidi glutammici. E' possibile classificarle in 3 gruppi, in base al ruolo metabolico:
- le proteine trasportatrici di fosfolipidi. Questo gruppo comprende i fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti nonchè 2 proteine cheinibiscono la coagulazione. Queste proteine sono presenti solo nel plasma.
- le proteine trasportatrici di sali di calcio: l'osteocalcina presente nelle ossa e nel plasma, l'aterocalcina nel tessuto ateromatoso e alcune proteine nei calcoli renali.
- un gruppo di proteine meno ben definite che comprende la proteina Z presente nello sperma e nel plasma.
Inoltre la vitamina K partecipa a tutta una serie di eventi che sono implicati nella coagulazione sanguigna e che portano fino alla formazione del fibrinogeno e poi della fibrina, questo perchè molti fattori e molti enzimi sono vitamina K-dipendenti.
FONTI ALIMENTARI
La vitamina K è presente nella maggior parte degli alimenti in quantità variabile.
Gli alimenti più ricchi sono i crauti, il cavolo, il prezzemolo e gli spinaci. In quantità minori si trova nella carne, nelle patate e nelle carote.
Altri alimenti come uova, carne magra, fegato, prosciutto, latticini, pomodori, legumi e frutta ne contengono pochissima. l'apporto consigliato nell'adulto è di 35-40 microgrammi al giorno.
CARENZA
I deficit dovuti a carenze di vitamina K sono eccezionali e non sono di origine alimentare, ma legate ad un difetto di assorbimento. La carenza di vitamina K si manifesta con segni ematologici.
Sul piano clinico si hanno emorragie cutanee, nasali, urinarie o digestive che non costituiscono un segno specifico.
Quando sono abbondanti possono provocare anemia. La carenza di vitamina k può risultare da 2 fattori principali: diminuzione dell'assunzione alimentare e della sintesi endogena e diminuzione dell'assorbimento. Le categorie più a rischio sono i prematuri, i neonati, i lattanti, malassorbimento da malattia celiaca, malattia di Crohn, pancreatite, nutrizione parenterale, malattie genetiche.
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE ED ALIMENTARI
Alcuni gruppi di farmaci interferiscono con la vitamina K : antivitamine K (warfarin), cefalosporine, vitamine liposolubili, anticonvulsivanti, salicilati, ferro.
L'interazione causa ipoprotrombinemia che è responsabile di una minore coagulazione del sangue.
INCIDENTI E COMPLICANZE
La vitamina K è poco tossica e l'unico rischio che di intossicazione che si corre si ha solo durante la somministrazione di dosi elevate per via parenterale e si manifesta un rash cutaneo che può durare anche alcuni mesi. La vitamina K3 è la più tossica, soprattutto dosi elevate nel neonato sono responsabili di ittero, iperbilirubinemia.
In caso di somministrazione di dosi superiori al fabbisogno, la concentrazione dei fattori di coagulazione non può aumentare al di sopra della norma. Non esiste quindi un sovradosaggio che possa indurre un rischio di trombosi.
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